di Paolo Danuvola da il Sicomoro
Recentemente, incontrando amici o sentendoli via web sulla scadenza ‘referendum’, ho percepito che le motivazioni per il SI o per il NO non risultavano così assolute e tali da non riconoscere che l’alternativa
aveva comunque in sé qualche motivazione sostenibile. Anzi, alcuni risultavano alla ricerca di ragioni dei loro sentimenti (ora della fine qualsiasi voto, non è mai solo razionalità, è anche sentimento,
simpatia, contrapposizione, speranza; testa, cuore, e…pancia).
Cercare le motivazioni: già sembra comunque una cosa buona, in tempi di
esasperata contrapposizione politica, soprattutto perché permette di andare nel merito della questione senza sovraccarichi partitici o singoli atteggiamenti di utilizzo del referendum come clava pro o contro il Governo, oltretutto per la contemporaneità delle regionali.
Le modifiche della Carta (o dei Trattati internazionali) in genere non hanno effetti immediatamente visibili – e per questo vengono trascurate dall’elettore- anche se poi, col tempo, incidono profondamente sulla vita sociale e democratica del Paese (cos’è la Brexit un anno dopo?).
Per questo molti interrogativi si riducono poi a poche domande: cosa capiterà il giorno dopo? Se vince il SI chi completerà il percorso sugli squilibri evidenti (rappresentanza, regolamenti parlamentari, contrappesi,
legge elettorale)? Se vince il NO chi potrà riavviare un percorso di adeguamento dei due rami del Parlamento? In un caso e nell’altro: ci sarà un secondo tempo, e chi ne sarà il regista? Altri sono gli argomenti di chi esprime il suo voto solo per inseguire il presunto vincitore, dimenticando che anche la quantità di votanti e le percentuali di affermazione avranno un loro peso nell’amplificare o nel ridimensionare un’epoca di antipolitica
che ha rappresentato gli eletti come casta intrinsecamente negativa…con l’effetto di tener lontano energie giovani e generose e di introdurre furbe incompetenze. Una vittoria non plebiscitaria del SI (a cui corrisponda una buona percentuale di NO) indicherebbe la necessità di approvare
urgentemente correttivi e contrappesi. L’incertezza che deriva da un taglio lineare senza un quadro generale di riferimento complessivo suggerisce a molti una ragionevole prudenza. Capisco le altre posizioni, ma mi risulta in
ogni caso arduo concordare con un disegno semplicistico e senza cornice.