L’annuale raduno di Pontida ha avuto luogo. Non mancava nulla. Dalle corna ai crocifissi (in barba alla laicità della Repubblica italiana) passando, con nonchalance, per striscioni poco cristiani e ritratti di Beato Salvini da venerare. Ma è un dettaglio.
Una riunione di massa che acclamava ed applaudiva ogni frase di odio urlata con la bava alla bocca da un leader carico, come se il pericolo fosse alle porte. Ha delineato e definito, in modo preciso, i confini del nemico da demonizzare e da distruggere. Ma all’interno di questi confini, Il nemico è tutto ciò che non è folla in delirio, tutto ciò che è semplicemente ed incolpevolmente diverso. In una riunione di massa il pensiero è appiattito, nei fatti, eliminato. È proprio questo lo stato mentale che si vuole avere, perché fa della folla una vera cassa armonica che vibra ai discorsi del leader. Salvini con una Lega ultranazionalista elimina il pensiero ed attua una propaganda efficace che si limita a poche semplici necessità e in poche formule stereotipate. La ripetizione costante riuscirà, alla fine, ad imprimere un concetto nella memoria di una folla, a plasmare le menti. Il leader descrive la bruttezza del mondo imbastardito e “negrizzato” per esaltare la bellezza e il concetto dell’umanamente bello e sublime della propria visione del paese. La razza bianca.
La malvagità di Salvini con il rosario in mano va oltre i concetti della supremazia e rende ogni frase di odio, ogni attacco verso le minoranze, ogni giudizio sulla diversità, qualcosa di normale. Né demoniaco né mostruoso. Nemmeno bello. Normale.
Nel suo discorso a Pontida, ha toccato tutti. Non potevano mancare i riferimenti alle “schifose” famiglie arcobaleno, alla segregazione nelle proprie abitazioni degli omosessuali, alla legge Basaglia che, pur con tutti i limiti del caso, è stata una legge civile che ha messo la parola fine al regime di detenzione mostruoso nel quale erano finiti tutti i malati psichiatrici, alla depenalizzazione dell’eccesso di legittima difesa, alla macellazione rituale halal (musulmana) e di conseguenza Kasher (ebraica).
Ma la frase più preoccupante che ha detto è stata: “saremo la lega delle leghe dei popoli sovrani. L’élite contro il popolo”. Una spaventosa dichiarazione alle masse che ricorda vagamente le premesse della II guerra mondiale.La risposta della sinistra a questo populismo non deve essere “popolare”, perché dobbiamo considerare i cittadini in tutte le loro sfaccettature e non come un’unità indistinta. Dobbiamo essere in grado di trovare idee e parole nuove. Agli attacchi di Salvini, dobbiamo rispondere con un’azione politica strutturata e visionaria. Non dobbiamo rispondere solo con dichiarazioni di lotta o resistenza ma mettere la società in condizione di vedere insieme a noi, non solo la via d’uscita, ma anche i vari passi del cammino per arrivarci. Non possiamo rispondere solamente con l’inclusione delle comunità straniere, ma dobbiamo avere la capacità di spiegare, senza timore, come istruzione-lavoro, ambiente-economia circolare, energia-sviluppo sostenibile, innovazione-crescita, pari opportunità-progresso, valorizzazione della diversità-crescita economica, urbanistica-integrazione, siano i binomi trasversali principali sui quali costruire la strategia volta ad evitare il collasso totale del paese. Dobbiamo essere in grado di dimostrare che tutto questo non è un’utopia. Dobbiamo rispondere al pericolo trentennale dell’estrema destra di Salvini con un progetto politico e partitico di sinistra allargato che vada oltre i nomi e i mal di pancia. In questo periodo storico ci sono tutte le condizioni necessarie per far nascere una sinistra potente perché inclusiva non solo dal punto di vista etnico ma di tutta la società civile.
“Le creature di fuori guardavano dal maiale all’uomo, dall’uomo al maiale e ancora dal maiale all’uomo, ma già era loro impossibile distinguere tra i due.” (G. Orwell – La fattoria degli animali)