Il voto è un diritto acquisito con grande sacrificio dai nostri genitori, votare è un dovere civico, come recita la nostra Costituzione, che va bene difendere col referendum, e poi non attenersi al suo rispetto sostanziale.
In qualsivoglia comunità, la qualità della democrazia e conseguentemente della convivenza poggiano sul senso civico di appartenenza delle sue componenti, che si riconoscono nelle idee e nei valori, che fiduciariamente, affidano con il voto.
Quando il rapporto fiduciario tra elettore ed eletto s’incrina, è indispensabile capirne le cause, l’influenza di fattori esogeni: modernizzazione, globalizzazione, la quarta rivoluzione industriale, piuttosto di quelli endogeni, l’impossibilità non solo di dare di più, ma a volte anche lo stesso dare e ciò mina le attese, le speranze, e le credibilità; si inverte così una delle portanti del voto di scambio, e il potere incomincia a logorare chi ce l’ha.
Per governare un sistema in equilibrio, il voto deve indirizzarsi versi chi ha competenze e volontà, per impegnarsi in un contesto coerente di competitività e di regole sottoscritte, o tra chi presuppone che il superamenti di ogni contraddizione risieda in una maggior propensione al sovranismo e conseguentemente all’autarchia. Le elezioni di Camera e Senato, non eleggono esecutivi bensì un potere legislativo, e con l’attuale legge elettorale, si propende a far approvare ciò che è stato deciso dai partiti, piuttosto che a consentire di scegliere le capacità
per realizzare obiettivi condivisi, non si sceglie tra Macron o Le Pen, bensì tra indefinite alleanze le cui contraddizioni sono in nuce. In questi casi il meglio può essere rappresentato dalla continuità di un Governo che non sta facendo male, e che potrebbe anche fare di meglio.
Di meglio si può fare certamente in Lombardia, dove il sistema elettorale è di tipo presidenziale , e qui la contesa tra Macron e Le Pen va in onda. Fontana indossa i panni della Le Pen, ha l’ossessione della razza bianca, è un riservista che si è messo a disposizione di Salvini, l’affiliato ufficialmente alla Le Pen ed anche a Putin parrebbe e che promette di liberare, con la bacchetta magica ma non con accordi di reciprocità tutti gli immigrati non regolarizzati. , e Gori, esprime lo spirito dei competenti che non provengono dalle filiere dei partiti, e che declinano competenze con sensibilità e valori sociali.
Domenica 4 Marzo, i lombardi devono scegliere tra il ‘Le Pen de noantri’, Fontana che sin qui ha ascoltato molto, ma in privato e mai si è confrontato apertamente in pubblico, sottraendosi ad uno dei principi basilari di ogni elezione presidenziale, il confronto ‘urbi et orbi’ con l’altro concorrente, e negando quindi agli elettori, non solo di far sapere cosa intende fare, ma soprattutto negando la percezione di fiducia da assegnare che è alla base di un confronto tra leadership.
Gori, interprete della democrazia europea, quella affronta il futuro partendo dalla ricchezza delle competenze, dei suoi approfondimenti, di una visione solidale ed inclusiva della democrazia, che affida la possibilità di successo, non tanto come candidato al traino di una coalizione, bensì, a differenza del suo rivale, come animatore e promotore di una rappresentanza civica che tramite la sua lista sia da traino all’intera coalizione.
Il 4 marzo, andare a votare per dare alla Lombardia un governo che guardi all’Europe e al mondo dovrebbe essere lo stimolo per esercitare il dovere civico dei lombardi.