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Il populismo elettorale italiano: tanto chi va a fare i conti ?

19 novembre 2017 di Luigi Vimercati

Non sappiamo, in verità, se la sfortunata regina di Francia abbia mai pronunciato davvero la frase “se il popolo ha fame dategli le brioches”. Certo non per questo ha poi lasciato la sua testa sulla ghigliottina. Di sicuro, però, quella frase ha fatto scuola per i leaders populisti di tutte le epoche successive. Di tutti coloro che preferiscono blandire il popolo con promesse mirabolanti, piuttosto che affrontare il lavoro duro del governo che parte dal dire ai popoli la verità e prosegue con la definizione di serie politiche economiche e sociali. In Italia la campagna elettorale per le politiche 2018, ormai ai blocchi di partenza, vede in lizza tanti seguaci di Maria Antonietta. Il cavaliere di Arcore, innanzitutto, che dall’alto dei suoi titoli nobiliari acquisiti a Cologno Monzese, è pronto a promettere 1000 euro di pensione a tutti, con benefit di dentiere, perché si sa anche gli elettori invecchiano e i giovani hanno il brutto vizio non votare o di farlo malvolentieri. Poi I 5 Stelle che propongono il reddito di cittadinanza per tutti i disoccupati e per essere credibili si lanciano a capofitto contro vitalizi dei parlamentari e pensioni d’oro illudendo di poter trovar lì le coperture necessarie. Tanto chi va a fare i conti? Il rischio è che il circo mediatico metta in piedi uno spettacolo a sostegno dei populisti. Si veda l’esordio di Giletti sul La Sette a 5 Stelle, rete mentan-grillina. O l’evergreen Vespa-Berlusconi su Rai 1. Anche Renzi negli ultimi tempi è sembrato andar per la stessa scorciatoia, ora dopo l’intervento severo di Padre Brown-Prodi e sollecitato dal grande cuore deamicisiano del cineasta Veltroni pare che stia mettendo la testa a posto. Basta le mance ai diciottenni e il cinema gratis agli insegnanti. Ma Europa, Lavoro,Diritti, che è il nuovo mantra dell’esploratore comunista-sabaudo Fassino che cerca, forse invano , di far tornare a casa Lessie-Bersani. Impresa quanto mai difficile di fronte al dado ormai tratto da D’Alema di dar vita ad un nuovo partitino, che ha trovato nei due presidenti delle camere Grasso e Boldrini la coppia perfetta spendibile in campagna elettorale. Presidenti che useranno e abuseranno del loro ruolo istituzionale nonostante le vibrate proteste di Eugenio Scalfari, vero presidente della repubblica in carica, mentre Mattarella si è perso nei lunghi corridoi del Quirinale. Ci rimane il PD, nella speranza che il Renzi buono di oggi sia in grado di dar vita ad una diga democratica per arginare l’onda montante populista. Tocchiamo ferro.

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