Care e Cari,
stamani ha preso avvio la XVIII legislatura e mi avvicino a questa stagione difficile con un’emozione e una preoccupazione particolari: il mio pensiero è per le amiche, i compagni e le compagne, che si sono spesi e si spendono per il nostro partito e la sinistra e per chi ha voluto rinnovare la fiducia nei miei confronti. Per chi mi è stato vicino, e mi ha accolta nei circoli e negli incontri che abbiamo vissuto nelle città della Brianza, nei quartieri di Milano e in comuni storici nella sua corona.
Ancora una volta grazie.
Per come posso cercherò di restituire quanto ricevuto innanzitutto umanamente e, come si diceva un tempo, “a disposizione” per dare una mano.
Siamo alla seconda votazione per l’elezione del Presidente della Camera. Per il momento, come al Senato, faremo scheda bianca. Mi guardo intorno e vedo come si è fatto piccino il gruppo Pd e confesso una reazione di tristezza e di dispiacere. Allora mi dico che essere matura mi ha permesso di vivere altri passaggi complicati, fuori e dentro le istituzioni. Abbiamo attraversato sconfitte. Conosciuto uno spartiacque drammatico, quello del ‘92-’94. Non per caso Ulivo e poi Pd nascono come reazione e riscossa.
Ho imparato che il giorno dopo c’è, comprendendo cosa e perché è accaduto. E che nessuno basta a sé stesso per aggiornare un pensiero e fondare un nuovo patto con quella società assetata di giustizia o piegata dal bisogno.
Ho imparato che PD e sinistra devono tornare a rappresentare. La partecipazione in questi giorni in circoli ed in altre assemblee comunica l’intelligenza e la disponibilità a una ripartenza che abbracci apertura, mescolanza e coraggio di osare nella cultura, nei conflitti collettivi sociali, nella presenza, a partire dai luoghi dove si soffre di più e dalle generazioni più sole. Ne sanno qualcosa i nostri sindaci e le nostre sindache.
Ma c’è qualcosa in più che mi sta a cuore e vorrei condividere: quel 4 marzo parla molto di noi donne. Avevo sofferto la fragilità di un pensiero e mi è mancata una comunità femminile che delle nostre differenze sapesse fare una forza culturale e politica. Il rispetto e la considerazione per le altre mi ha fatto percepire la mancanza di un “collettivo”, di una rete, come la scelta di libertà di ognuna. Ma questo sommovimento elettorale obbliga a non accontentarci dell’esistente. Vedo un ritorno indietro. Per tutti le destre sono pericolose, per noi di più. Eppure molte donne italiane hanno sentito lontano il campo progressista. La tragedia del femminicidio. Nel Sud, è una condanna la disoccupazione, nel ricco Nord, il rischio costante della precarietà. Lo so, molto si è fatto coi Governi e sui diritti civili eppure anche il Pd ha la ferita di avere, proprio nelle sua fila in Parlamento, meno elette e una classe dirigente sempre più maschile. Vorrei che donne soprattutto più giovani fossero in grado molto presto di farsi riconoscere come il riferimento, la leadership di una incontenibile domanda di uguaglianza in Italia.
In queste ore non dobbiamo sbagliare. Chi si ritiene vincitore, e almeno nei numeri lo è, avanzi le sue proposte per le Presidenze di Camera e Senato. Noi chiediamo una cosa semplice e limpida: che per le massime cariche istituzionali vengano indicate personalità autorevoli e di reale garanzia anche verso le opposizioni. Nessun patto fuori dalla scena pubblica e dalle Aule e nessuno scambio per una posizione in più. Da parte mia, sarei contraria a sostegni che potrebbero prefigurare accordi con il centrodestra. Almeno una lezione dobbiamo averla capita, saremo stimati quanto più sapremo noi stessi stimare i nostri valori e le nostre coerenze.
Un abbraccio,
Barbara Pollastrini