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È da un quarto di secolo che la Procura milanese, ‘è inerte’ di fronte alla violazione dei minimi sistemi di garanzia lasciando che sia la Stampa, a fare da megafono. In questo caso, poi l’ intera vicenda desta ancor più elementi di riflessione che impattano sulla democrazia a Milano. La data dei fatti, gli aspetti procedurali, un impegno assunto ed in pari tempo minato da chi tifava per il fallimento e da chi ne era stato responsabile. EXPO era un miraggio, il cui profeta era Crozza nei suoi ascoltati show televisivi, per di più la sua inaugurazione ha scatenato la violenza del braccio armato dei delusi. Sala ha compiuto un miracolo per tutti: milanesi, italiani e comunità internazionali, la città lo ha assecondato e ciò le permette di ritornare ai primi posti del ranking europeo dal quale era stata scalzata dall’inizio degli anni 90.
Milano è la capitale virtuale del Paese nonché l’unica che può evitarne l’amara conclusione del declino. I milanesi lo hanno eletto, sapendo o intuendo che la strada del successo di EXPO poteva essere stata percorsa anche con qualche curva tagliata, i cui benefici non andavano a Sala, bensì alla città, e proprio l’intraprendenza tutta meneghina lo hanno fatto e ancor più fatto apprezzare. Occorre rendersi conto che l’attacco a Sala e’ un attacco alla città, ai suoi programmi, e’ un attacco postumo che evidenzia tutte le contraddizioni del Palazzo di Giustizia. Beppe Sala dopo aver preso visione de visu, ritorni a Palazzo nel pieno delle sue funzioni e prosegua nel ‘Fare Milano’ la ‘capitale reale’ di cui il Paese ha bisogno.