“La Nato garantisce la sicurezza a quasi un miliardo di persone tra l’Europa e l’America del nord e con voi, che vi siete appena uniti all’Alleanza atlantica, saranno 30 le nazioni impegnate a proteggersi l’un l’altra. Il vostro ingresso porterà più stabilità nei Balcani occidentali, e questo è un bene per la regione e per la sicurezza euro-atlantica”. Firmato Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, 6 febbraio 2019.
Forse è passato un po’ sotto traccia l’ingresso della Macedonia del Nord nella Nato, come trentesimo membro nell’Alleanza atlantica. Roba per appassionati di soldatini, dirà qualcuno. Roba che “non tira” , che non passa sui giornali, dirà qualcun altro, giornalista di professione. Certo è che le velleità atlantiste dei Balcani sono osservate con attenzione tanto a Est quanto a Ovest dell’Europa. E a noi? Che ci importa della Nato?
L’entrata di Skopje nella Nato ha fatto arrabbiare il Cremlino per diverse ragioni:
1) Dopo il Montenegro (2017), si chiude ora il ‘cerchio’ balcanico – adriatico, visto che Slovenia, Croazia ed Albania sono già entrati tra il 2004 ed il 2009: di fatto adesso, tutti i paesi ex jugoslavi fanno parte della Nato, a partire da quelli che hanno uno sbocco sul Mediterraneo
2) A Mosca è rimasta soltanto la Serbia nei Balcani, quella regione così vicina al Mediterraneo sulla quale la Russia aveva sempre avuto grandi aspirazioni.
Dal canto suo l’Europa ha tutte le ragioni per sorvegliare la vecchia polveriera balcanica: dalla nascita dello Stato Islamico in Siria e Iraq fino alle prime sconfitte militari del 2016 si è assistito a una costante crescita del numero di soggetti provenienti dai Balcani, in particolare Bosnia-Erzegovina e Kosovo, paesi con la più alta presenza di musulmani. La loro adesione al jihad non si è manifestata solo con la presenza sul campo di guerra ma anche e soprattutto nell’organizzazione capillare di cellule, campi di addestramento, reclutamento militare e ideologico.
Quest’anno la Nato festeggia il settantesimo compleanno e giova ricordare che tra i paesi fondatori dell’Alleanza atlantica, il 4 aprile del 1949, a Washington, c’è anche l’Italia del governo De Gasperi, mentre in Europa le macerie della Seconda Guerra Mondiale sono ancora fumanti. A Est si risponde con la costituzione nel 1955 del Patto di Varsavia, che dava ufficialmente inizio alla Guerra Fredda.
Il cuore dell’Alleanza risiede nell’articolo 5, che prevede il mutuo soccorso in caso di attacco in uno degli stati membri. Fino ad ora è stato applicato in un solo caso. A seguito dell’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. lo invocarono gli Stati Uniti, non contro uno Stato, ma contro il “terrorismo”.
Nel 2018, a più riprese, il presidente degli Stati Uniti ha ipotizzato che il suo paese possa uscire dalla Nato. Parole senza precedenti. Secondo Trump, che non vuole “farsi fregare”, gli Stati Uniti pagherebbero una percentuale eccessiva delle spese per la difesa dell’Europa, mentre gli europei continuano a non rispettare l’obiettivo del 2 % del pil per il budget militare (secondo la Nato, nel 2018, l’Italia ha speso l’1,15% del PIL in Difesa, il settimo contributore piu’ basso tra tutti). Intanto, sempre più sul tavolo del confronto, compare anche il tema della cybersecurity che spaventa almeno tanto quanto i sistemi di offesa tradizionali. Ed è proprio questa la grande sfida che attende l’Alleanza, nell’era della guerra elettronica ed informatica sempre più allargata alle sfera “civile”, sociale, politica, economica delle nostre vite.
Ricordare, a pochi mesi dalle elezioni europee, la nostra adesione storica alla Nato non è un fatto secondario. A parte la Francia e il Regno Unito, che dispongono di una certa forza di dissuasione, tutti gli altri paesi europei si sono sempre affidati all’ombrello americano fin dai tempi della Guerra Fredda. In un momento in cui l’Europa non riesce a trovare un’intesa su nulla (figurarsi sul tema di una Difesa europea, ciclicamente rilanciato senza successo) anche questa potrebbe essere una buona ragione per riavvicinarsi e capire che, come cantava Cocciante con le note più romantiche di sempre, “se stiamo insieme ci sarà un perché”. Ma scrivo nel giorno di San Valentino e chi legge mi perdonerà se forse mi lascio un po’ trasportare…